L’importanza di imparare ad essere felici
Essere felici non è solo una ragionevole aspirazione dell’essere umano. Essere felici, consistentemente e per lungo tempo nella giornata dovrebbe essere in realtà la condizione normale in cui vivere.
Eppure, basta guardarci attorno una manciata di secondi per vedere come non ci sia niente di più lontano di questo: la felicità, quando va bene, è questione di momenti, di attimi veloci, di istanti che arrivano solo raramente, almeno rispetto l’ordinaria fatica che facciamo nelle nostre vite!
Crescendo vediamo che “così fan tutti” e finiamo per credere che non ci sia altra via se non questa.
“E’ normale così…, non puoi pensare di rimanere felice come un bambino anche quando cresci. Hai più impegni, più obblighi, più responsabilità, è normale che tu non possa vivere con la stessa leggerezza di un bambino piccolo”.
In realtà, E’ COMUNE essere infelici, ma non è affatto NORMALE.
Normale significa “nella norma”, qualcosa cioè che rientra nel come le cose sono. Ma se guardiamo davvero al come le cose sono, la normalità per l’essere umano è una condizione costante di energia, gioia, entusiasmo, coinvolgimento e passione!
Non ci credi? Guarda allora un bambino prima che venga piegato del tutto dalla scolarizzazione, prima che gli venga insegnato di tutto fuorchè dell’importanza di imparare ad essere felici…
Nessun bambino, lasciato libero di giocare, di esprimersi, di manifestarsi, che sia avvolto da cure amorevoli ma non pressanti, passa l’80, forse il 90% del suo tempo in una condizione che sia meno che PURA FELICITA’. Una felicità, cioè, senza condizioni, senza limiti, senza preoccupazioni. Una felicità fatta di istanti di gioia, coinvolgimento, entusiasmo e passione, infilati uno dietro l’altro.
Ho la fortuna di vivere con una piccola bimba da quasi quattro anni ormai e da quasi quattro anni osservo lo scorrere delle sue giornate che sono fatte esattamente di tutto questo: passa da un gioco ad un altro, da una curiosità alla successiva, da un entusiasmo ad un’idea, senza mai smettere di saltellare e correre tutto il tempo, da quando si alza a quando va a letto (naturalmente di controvoglia perché, se fosse per lei, la giornata potrebbe tranquillamente andare avanti senza inutili soste passate a dormire!).
Ecco la VERA condizione NORMALE dell’essere umano.
Trasmettere l’importanza di essere felici
L’argomento educazione è vastissimo, soprattutto se preso nel modo poco convenzionale con cui l’ho preso io (scelta che non solo non rimpiango ma anzi benedico ogni giorno!), ma di fatto la realtà sotto gli occhi di ogni genitore è semplice: più un bambino è libero di esprimersi, meno è costretto in spazi angusti e obbligati (come, ahimè, di fatto è quasi ogni aula di scuola dalla prima elementare in avanti…) e più è continuativamente felice.
Poi arriva un momento in cui siamo portati, per consuetudine, comodità e mancanza di alternative, a prendere queste esplosioni di energia e vitalità, metterli davanti ad un banco e arrivare a vedere come la manna dal cielo l’idea di chi, capendo l’assurdità di tenere un 6-enne “fermo e zitto” in classe per ore, inventa i banchi-bicicletta…
Se trasformare un banco di scuola in una bicicletta per bambini “iperattivi” risulta, numeri alla mano, una soluzione così efficace, non ci resta che constatare ancora una volta che la condizione di vita in cui pressochè ognuno di noi trascorre una buona parte della propria vita – i banchi di scuola – è quanto di più inumano e diseducativo possibile.
Non ho nulla contro la scuola, intendiamoci. La scuola fa quello che può e per cui è stata creata.
Quello che discuto è il fatto che tutto questo modo di procedere, essendo COMUNE, finisca per essere percepito come NORMALE, quando così non è!
Normale è vivere l’80, il 90% del proprio tempo in una condizione di gioia, felicità o quantomeno tranquilla serenità.
Comune è finire per credere che la felicità è fatta di attimi sfuggenti da rincorrere non si sa bene come.
Aspettando un mondo in cui ogni bambino potrà crescere libero, visto e ascoltato per quello che è davvero, senza finire nel tritacarne del sistema attuale, resta secondo me una sola cosa fondamentale di cui occuparsi: dare a chi bambino non è più, la possibilità di capire che:
- La Felicità non è fatta di colpi di fortuna, nè di istanti, nè arriva perchè conquisti qualche particolare successo
- La Felicità è una condizione che si crea con una serie di pensieri e azioni concreti, misurabili e alla portata di tutti
- Il tempo durante il quale si riesce ad essere Felici non è in mano al caso ma alla nostra concreta applicazione del metodo giusto
Si può davvero imparare ad essere felici?
Per esperienza personale e dopo avero letto la gran parte di quello che esiste in giro in merito all’argomento, direi che la mia risposta è senz’altro: sì, si può “imparare” ad essere felici. E’ un muscolo che si può allenare.
C’è solo un problema. In tanti anni di studi e ricerche, non ho mai trovato niente che spiegasse, realmente, in concreto e con una sequenza precisa di passi – facili ma realmente funzionali – come fare.
La maggior parte di quello che esiste in questo campo è un insieme di istruzioni piuttosto olistiche – troppo spesso al limite del new age di bassa qualità – che risultano del tutto inefficaci nella vita di ognuno.
Però ho scoperto, sempre sulla mia pelle, che esiste uno dei tantissimi ambiti di cui è composta la vita – ovvero il LAVORO – che si presta molto bene ad essere modificato grazie ad una serie di istruzioni, strategie e strumenti fino al punto da diventare il lavoro praticamente “ideale”.
Cosa c’entra questo con la felicità?
Beh, se consideri che passiamo più di un terzo della nostra vita a lavorare (senza contare tutto il tempo in cui viaggiamo per lavoro, pensiamo al lavoro, ci stressiamo a casa per il lavoro, litighiamo per il lavoro ecc. ecc. ecc.), capisci bene che avere una vita professionale realizzante e soddisfacente – anzichè mortalmente frustrante – porta la bilancia della felicità in positivo in una grossa fetta della tua vita!