La felicità, lo abbiamo detto più volte, non “succede” bensì si può coltivare.
A confermarlo ancora una volta, gli studi di Mihály Csíkszentmihályi, che ha indagato quello che lui chiama “esperienza ottimale”.
Uno dei modi infatti in cui riusciamo ad essere più felici è quando siamo assorti in uno stato di concentrazione così focalizzata che qualsiasi altra cosa sparisce. In quei momenti, sperimentiamo un senso di controllo senza fatica, capacità di intuizione, alti livelli di performance, rompiamo barriere che fino prima ci limitavano.
Csíkszentmihályi, psicologo, condivide il termine già usato da altri per descrivere questa condizione: essere nel “flusso”, quella circostanza cioè in cui siamo così coinvolti in ciò che facciamo che perdiamo persino coscienza del tempo. Ogni azione, ogni movimento e pensiero sono perfettamente allineati e tutto “fluisce” appunto senza fatica nè sforzo.
Tutto il tuo essere è coinvolto e tu riesci ad usare le tue capacità al massimo.
Secondo questi studi dunque, ancora una volta viene confermato che non sono le condizioni esterne a renderci felici , ma il nostro mondo interiore che ci permette di convertire ostacoli in sfide, raggiungere i nostri obiettivi e mantenere l’armonia interiore.
Il punto ora è: la condizione di “Flusso” è accidentale – come abbiamo sempre creduto – o si può coltivare?
Per fortuna, la risposta è SI’, si può coltivare. Ecco le indicazioni di Csíkszentmihályi:
Definisci obiettivi.
Diventa consapevole e pienamente coinvolto con l’attività da svolgere per raggiungere i tuoi obiettivi
Dai massima attenzione a ciò che sta accadendo
Impara a goderti l’esperienza nel momento in cui la vivi, senza aspettarti di provare piacere solo quando avrai raggiunto il tuo obiettivo.
Lo so… tanto per cambiare, questi psicologi danno indicazioni sempre troppo generiche!
Per fortuna c’è un ingegnere elettronico con il pallino della psicologia e le neuroscienze (io ☺️ ) che ha fatto del rendere chiari e operativi questi studi alla portata delle persone di ogni giorno!
In particolare, come penso ormai tu abbia ben capito, mi sono focalizzata intensamente su ciò che ti permette di capire come conquistare il TUO posto nel mondo del lavoro oggi, smettere di soffrire per l’ansia di un futuro incerto e soprattutto facendo qualcosa che ti piace, ti realizza e ti soddisfa anche economicamente
Uno studio Finlandese ha indagato sul modo in cui i nostri corpi cambiano a seguito del provare emozioni diverse.
Guardare due amanti che si riuniscono in un film risveglia in noi sentimenti di felicità. Guardare qualcuno che da di stomaco ci provoca sensazioni di disgusto. E’ generalmente accettato il fatto che queste emozioni sono categoricamente distinte le une dalle altre nella nostra mente e ora una nuova ricerca mostra come anche le nostre risposte corporee a specifiche emozioni sono specifiche e diverse.
“Noi siamo convinti che le emozioni siano qualcosa che avviene prevalentemente nella nostra mente, ma ci sono anche moltissime altre evidenze che suggeriscono che avvengono anche nei nostri corpi” dice il Dr. Lauri Nummenmaa, assistente professore in Neuroscienze Cognitive all’Università di Scienze di Aalto, in Finlandia.
Scoprire come questo avvenga effettivamente nel corpo era lo scopo di Nummenmaa.
Questa connessione mente-corpo non è nuova agli scienziat. Tuttavia, esistono ancora molti che dubitano del fatto che effettivamente i cambiamenti dell’attività corporea siano direttamente collegabili alle emozioni.
Sappiamo di guarigioni “miracolose”, avvenute con il solo lavoro sulle emozioni (qui per esempio, puoi leggere la storia della guarigione di Rika http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__libera-le-tue-emozioni.php) ma la scienza tradizionale – e l’opinione popolare – ancora tendono a rimanere molto legata alla convinzione che il corpo sia solo un insieme di organi da aggiustare.
“I nostri dati” dice Nummenmaa “mostrano che le sensazioni corporee associate con le diverse emozioni sono così specifiche che, di fatto, possono arrivare persino a creare le emozioni corrispondenti”.
Per chi ha un minimo di conoscenza dei lavori di Anthony Robbins, la sua convinzione incrollabile del fatto che “cambiando la fisiologia cambi anche le tue emozioni” è più che ovvia. Ma non altrettanto è per la maggior parte delle persone, ancora convinte che questa sia poco più che suggestione. Ora finalmente, un autorevole conferma.
Il Dr. Antonio Damasio, direttore dell’Istituto per il “Cervello e Creatività” dell’Università del Sud della California, ed esperdo in consapevolezza umana, ha detto che lo studio fornisce una chiara evidenza al supporto di quello che già lui e i suoi colleghi affermano ovvero “che il contenuto delle emozioni è ampiamente basato sulla percezione degli stati fisici”.
Parlando più concretamente, ti è mai capitato di fare una corsa all’aria aperta o una bella nuotata e poi sentirti meglio? Ecco, parliamo di questo. Solo che quasi nessuno fa l’associazione con il fatto che, se cambio la mia fisiologia (cioè la mia postura fisica, il mio corpo e ciò che prova), posso cambiare anche le mie emozioni!
Nell’immagine che segue puoi vedere la rappresentazione della mappa che mostra la corrispondenza fra stati fisici ed emozionali evidenziati dallo studio su 701 soggetti.
E guarda un pò… La felicità é l’unica sensazione che “scalda” uniformemente il corpo. La felicità è un diritto di nascita, lo stato naturale dell’essere umano, quello a cui dobbiamo imparare ad arrivare, allenandoci a mettere ko tutti gli ostacoli che, con l’educazione e l’ignoranza abbiamo messo fra noi e la miglior versione di noi stessi: quella stabilmente Felice.
“se vuoi davvero incontrarla, devi affidarti al mondo interno, il solo “luogo” dove la felicità sgorga spontaneamente.
Bisogna che ogni tanto durante la giornata, mentre camminiamo per strada, mentre cuciniamo, mentre parliamo con qualcuno, mentre ci vestiamo, mentre sentiamo gli amici o le amiche che ci raccontano la loro storia, noi spostiamo lo sguardo, che dall’evento esterno si deve posare sull’interno.
Se una persona dovesse chiedermi, dopo tanti anni che faccio questo lavoro, quanto conta spostare lo sguardo, io direi che è la cosa più importante. Se tu parli con una persona depressa che ti racconta “dove ha gli occhi”, noterai che “li ha” sempre sulle solite cose: “la mia vita non va bene, non ci sono interessi, non c’è entusiasmo, non cambia niente”. Così lo spazio si restringe, lo sguardo stesso si restringe. La felicità invece è uno sguardo posizionato sul nulla, o meglio sullo spazio interno. Carl Gustav Jung ricordava che la fisica moderna ha scoperto che l’osservatore modifica profondamente l’esperimento che sta facendo; analogicamente, “toccando” il nucleo dell’animo ed avvicinandoci noi lo modifichiamo. Se volete modificare la vostra vita dovete semplicemente spostare lo sguardo.”
Morelli dà poi alcuni suggerimenti sul come praticamente riuscire in questo prezioso obiettivo (li trovi qui, nell’articolo originale). Io personalmente preferisco qualcosa di più solare e concreto.
Si tratta di un preziosissimo esercizio suggerito da Gurdjeff. E’ semplice e potentissimo. Eccolo.
La Via Del Tuo Sogno
Appena possibile prenditi un’ora di tempo a disposizione. Un’ora in cui sai che non sarai disturbato, in cui puoi dedicarti 100% a te stessa/o.
Mettiti in un posto comodo, posizione seduta per eliminare il rischio addormentamento, un block notes al tuo fianco, magari un pò di musica rilassante.
Attiva magari un timer che ti lasci tranquillo sul trascorrere del tempo, fai che suoni dopo 45 minuti dal momento in cui sei pronta/o per cominciare.
Scrivi sul block notes in cima ad un foglio bianco questa domanda: “Qual è l’obiettivo migliore da raggiungere per me ora?”
Quando hai tutto a posto, ti siedi, attivi il timer, chiudi gli occhi e ti concentri sul tuo respiro. Poniti in silenzio di nuovo la domanda: “Qual è l’obiettivo migliore da raggiungere per me ora?”
Butta la domanda dentro di te, come se buttassi un seme nella terra e poi semplicemente torni ad ascoltare il tuo respiro.
Ovviamente vedrai arrivare pensieri di ogni genere e tipo, tu lascia che facciano, tieni solo l’attenzione sul tuo respiro.
Ovviamente sentirai contemporaneamente anche la musica, tu non preoccuparti, ascoltala pure ma anche tieni l’attenzione sul tuo respiro.
Questo tipo di esercizio ha lo scopo di portarti a “guardare dentro”, al di là della cortina di fumo dei pensieri, delle preoccupazioni, dentro alla saggezza più profonda che è in te.
Continua così fino allo suonare del timer. A quel punto, SENZA INTERRUZIONE, di getto prendi in mano il blocco e SCRIVI QUALUNQUE COSA TI APPAIA, in risposta alla domanda che vedi scritta sul foglio.
Quando hai concluso, puoi prenderti ancora qualche minuto di tempo per osservare le sensazioni che questo esercizio ti ha lasciato, quindi prendi il foglio, ripiegalo con cura e portalo al cuore, prendendo fra te e te l’impegno che, da questo momento in poi OGNI MOMENTO DEL TUO TEMPO sarà dedicato a raggiungere questo obiettivo.
Per fare ciò, soprattutto se si tratta di un obiettivo per cui non hai la minima idea di dove cominciare a lavorare per raggiungerlo, poniti per iniziare solo la meta di PENSARE CON AMORE al tuo obiettivo, rivolgendogli tutte le tue attenzioni in OGNI MOMENTO DELLA TUA GIORNATA.
Se proverai davvero questo esercizio, ti accorgerai di quanti pochi siano in realtà i momenti in cui tu riesci a restare presente e dedicare energia-pensiero pulita al tuo sogno. La maggior parte del nostro tempo noi purtroppo lo trascorriamo a pensare a le-bollette-che-non-so-come-pagare, le-disgrazie-del-telegiornale, le-liti-con-il-partner/figli/colleghi, le ansie per il futuro, i rimpianti per il passato e via dicendo.
Tutto il tempo che ti scopri a pensare ad altro che al tuo obiettivo (ricordati, non pensarci tipo “oddio non ce la farò mai”, ma solo con l’intento di attirarlo a te, di mandargli amore, esattamente come faresti con un innamorato), non protestare nè arrabbiarti, semplicemente ritorna a pensare con amore al tuo obiettivo.
Tieni il foglietto dove l’hai scritto in un posto sicuro, dentro al portafogli magari, comunque in un posto dove puoi andare a ripescarlo in ogni momento che – ti assicuro capiterà – non ti ricorderai neanche più bene cosa avevi scritto.
Quanto devi continuare questo esercizio?
Se lo fai bene e con costanza vedrai arrivare le prime cose positive nella tua vita molto molto presto. Tu continualo fino a quando avrai raggiunto l’obiettivo.
E quando l’hai raggiunto? Ovvio! Ripeti l’esercizio 🙂 Oppure segui uno dei miei corsi che ti insegno qualche altra strategia con cui portare più Felicità e Benessere nella tua vita!
Un abbraccio
Erica
PS: Se il tuo sogno è un lavoro che ti appassiona e ti realizza, visita www.libromissionelavoro.it Per fare la differenza nel mondo del lavoro oggi devi sapere esattamente come fare leva sulle tue risorse e sulle reali regole del gioco a cui si gioca oggi… E sono andata a scomodare un personaggione di quelli veramente tosti per capire quali sono, come giocare al meglio e soprattutto, VINCERE.
A volte sentiamo dire che “la felicità è dentro di noi” e ci sembra impossibile.
Eppure non è un’affermazione consolatrice di religioni e filosofie varie, ma il risultato di dimostrazioni scientifiche: gli studi dimostrano che il nostro cervello è programmato per produrre felicità di continuo. In ogni istante, infatti, mentre noi inutilmente cerchiamo di rincorrere mete e risultati che dovrebbero regalarci contentezza, il cervello sarebbe già lì pronto, ormoni alla mano, a creare una condizione di pienezza e di soddisfazione, che non dipende dalle circostanze esterne e non ha scadenza temporale!
Il cervello umano infatti tende all’equilibrio adattandosi in modo da cercare di mantenere sempre attive le centraline del piacere e della gratificazione, secernendo endorfine e neuro-trasmettitori come la serotonina, responsabile di uno stato di benessere e felicità.
I neurobiologi hanno osservato cosa accade nelle strutture cerebrali quando la persona prova delle emozioni , hanno studiato i meccanismi coinvolti nel regolare gli stati d’animo ed hanno potuto così dedurre quali sono i processi che ci portano a provare la felicità o la tristezza.
Dagli anni settanta, la ricerca biologica e le tecniche di imaging cerebrale hanno permesso di scoprire cosa si nasconde nel dedalo di strutture profonde del tessuto cerebrale, del tronco encefalico e della corteccia frontale.
Alcuni neurotrasmettitori, come la dopamina, la noradrenalina, la serotonina, le endorfine stimolano o azzerano le emozioni, sono capaci di darci piacere, desiderio, motivazione… Un buon livello di dopamina ad esempio sembra promuovere la motivazione personale, l’attività, ma quando è eccessiva può spingere l’individuo a cercare situazioni rischiose, mentre la mancanza di questa sostanza (che è una caratteristica del morbo di Parkinson) porta all’astenia o a disturbi del movimento.
La serotonina viene prodotta nei neuroni del tronco encefalico e serve per regolare i nostri stati d’animo. Stimola la passione d’amore, le relazioni sociali, i pensieri positivi, il contatto fisico, agendo come una droga euforizzante. Vi è, ad esempio, una significativa mancanza di serotonina nelle persone affette da depressione o tristi perché lontane da una persona cara.
Le endorfine e le encefaline, sono ormoni ben conosciuti dagli sportivi, in quanto producono un effetto euforico, ansiolitico e analgesico. Esse modulano il messaggio di dolore, inibendone la trasmissione al cervello e causano una sensazione di benessere immediato non appena raggiungono le cellule nervose. Le loro fluttuazioni sono alla base delle sensazioni di stress e di ansia.
Ma allora perché non siamo sempre felici?
Perché passiamo tutto il nostro tempo a seguire la trasmissione dell'”installazione estranea” ovvero la mente, la produttrice instancabile di tutti quei pensieri negativi nei quali, erroneamente, ci identifichiamo anziché ridurli a rumore di disturbo.
C’è poi un altro fattore decisivo che oggi impedisce a tantissime persone di attivare il giusto e normale flusso di ormoni della felicità.
Parlo dello STRESS naturalmente.
Ci sono tantissimissime fonti di stress che invadono la vita di ognuno di noi, ogni giorno.
Ma ce n’è una che potrebbe essere facilmente rimossa perchè in realtà le sue cause non sono veramente nella realtà “là fuori”.
Parlo della paura per il futuro professionale, per il futuro del lavoro.
Sempre più persone sono preoccupatissime per il proprio futuro professionale: lavoro sempre più incerto, sempre più insicuro, sempre più a rischio significa sempre meno possibilità di programmare il proprio futuro.
Che si tratti di fare una famiglia o di mandare i figli all’università, molti di noi vedono i giorni a venire avvolti da una cupa nebbia di incertezza.
Ma non è detto che debba continuare ad essere così. Neanche se c’è la crisi. Nemmeno se ci sono i robot ad insidiare il nostro futuro.
“Mai avrei creduto di cambiare vita in modo così netto e radicale. Trasferirmi in Polonia a studiare regia, lasciandomi alle spalle una carriera di manager in una multinazionale americana, la laurea in economia aziendale, esami di stato, gli sforzi e i molti sacrifici fatti per questo. E invece è successo. La voce dentro di me era più forte: vai, devi seguire il tuo sogno. L’ho fatto. Ho lasciato tutto e sono partito. Era il 1994. Sulla scelta non avevo dubbi, né mi sono mai pentito di averla presa. Mi ha sorretto una lucida incoscienza, e la passione. Ho deciso quello che era giusto per me in quel momento, cercando di capire quello che volevo veramente, chi volevo diventare. Ho vinto i timori, le resistenze del nemico più grande. Me stesso. Sì, solo io potevo impedirlo e non l’ho fatto. Ho sperimentato che il cambiamento più difficile è quello dentro di te, non quello che avviene fuori. Una volta che dentro sei diverso, ma autentico, il resto viene da sé.”
A parlare è Gabriele Iacovone, brillante laureato in Economia e Commercio, manager di spicco ma con un sogno nel cuore che andava da tutt’altra parte. Nel suo caso, il cinema.
Ma per quanto il suo non sia un caso isolato, la realtà dei fatti è che la maggior parte delle persone tiene invece – a differenza di Iacovone e di pochi altri coraggiosi come lui – il sogno chiuso nel cassetto.
Per paura di sbagliare, timore di quello che potrebbe essere, ansia per il futuro, preoccupazione del giudizio degli altri e mille altri motivi più o meno validi.
E, sorpresa delle sorprese, se ti aspetti che a questo punto io mi lanci nel solito pistolotto motivazionale tipo “Ma no! Devi buttare il cuore oltre l’ostacolo, la vita è una sola, devi buttarti!”, ti sbagli di grosso.
Come penso ormai sappiano anche i muri, io sono stata per anni una persona frustratissima professionalmente, con un sogno cementato dentro il cassetto del caveau di sicurezza di una banca svizzera! Altro che sogno nel cassetto.
Nomina una paura, uno stato di ansia, un aggrapparsi alle certezze consolidate mentre il cuore sanguina pensando al sogno che non c’è, e io lo conosco. L’ho provato sulla mia pelle.
Per anni.
Al limite dell’esaurimento nervoso.
Però però…
La mia è una storia a lieto fine. Molto a lieto fine.
Non solo ho di nuovo un lavoro.
Ma già che c’ero mi sono ingegnata per ricostruirmene uno che anche mi piacesse e mi realizzasse.
E’ stato così che, strada facendo, ho scoperto e studiato una enorme quantità di strumenti e informazioni di cui NESSUNO mai mi aveva parlato durante i pur pesantissimi anni di università. Avevo studiato non so quante cose completamente inutili per la mia vita professionale ma nessuno si era degnato di darmi un benchè minimo indizio su quello che mi sarebbe servito davvero per affrontare il mondo del lavoro!
E siccome da sempre ho una fissa maniacale, aiutare me stessa e le persone che mi sono attorno ad essere più felici, ho fatto in modo di trasformare tutte queste informazioni e strumenti in qualcosa che anche altri potessero avere e portare nella propria vita…
“Una delle ragioni per cui lasciamo che lo stress sia parte integrante delle nostre vite è che non abbiamo realmente tempo per prenderci cura di noi stessi. Siamo troppo impegnati a rincorrere lo spettro di una vita di successo. La differenza tra quello che è il successo e ciò che realmente ci permette di crescere bene e felici non è sempre così chiaro, esattamente come la linea che decidiamo di seguire nelle nostre vite”.
Queste parole appartengono a “Cambiare Passo. Oltre il denaro e il potere: la terza metrica per ridefinire successo e felicità”, l’ultimo libro della fondatrice di uno dei giornali online più influenti e in voga del mondo, The Huffington Post. Il libro ha come intento quello di diffondere un messaggio certamente non nuovo ma in un certo senso rivoluzionario per la sua estrema semplicità e sincerità, ossia che il successo, come viene concepito dalla nostra società, non funziona perché è solo causa di stress, superlavoro, disconnessione dalla realtà e dalla famiglia e – soprattutto – causa di gravi malesseri per le donne ma anche per gli uomini.
Arianna Huffington è una persona di successo che ha saputo reinventarsi e che è sempre apparsa al pubblico come una donna poliedrica: giornalista, capo redattore, ex moglie di un famoso politico statunitense, imprenditrice, multimilionaria, guru spirituale e soprattutto madre di due figlie e donna che sembra non avere mai un capello fuori posto. Insomma, una donna di successo, self-made e sicuramente soddisfatta. La storia di Arianna Huffington è infatti una favola che chiunque definirebbe di autorealizzazione ma non è tutto oro quello che luccica.
Nel 2007 però succede qualche cosa, Arianna cade svenuta a terra, nel suo ufficio di casa, e si ritrova immersa in una pozza del suo stesso sangue proprio poco dopo essere apparsa sulla copertina del Time perché inserita nella lista delle cento persone più influenti del mondo. Questo malore, causato semplicemente da stanchezza e stress, è come un campanello d’allarme per la Huffington che, durante le attese in ospedale per controllare il suo stato fisico, comincia a chiedersi che cosa sia veramente il successo e se davvero sia il connubio di soldi e potere a darci la felicità che, secondo molti, una vita di trionfi lavorativi dovrebbe testimoniare e validare.
Nel 2007 però succede qualche cosa, Arianna cade svenuta a terra, nel suo ufficio di casa, e si ritrova immersa in una pozza del suo stesso sangue proprio poco dopo essere apparsa sulla copertina del Time perché inserita nella lista delle cento persone più influenti del mondo. Questo malore, causato semplicemente da stanchezza e stress, è come un campanello d’allarme per la Huffington che, durante le attese in ospedale per controllare il suo stato fisico, comincia a chiedersi che cosa sia veramente il successo e se davvero sia il connubio di soldi e potere a darci la felicità che, secondo molti, una vita di trionfi lavorativi dovrebbe testimoniare e validare.
Nasce così questo libro, Cambiare Passo, che la stessa Arianna Huffington definisce come un “libro pensato e scritto per aiutare chiunque a capire cosa stia facendo, valutarlo coscientemente ed eventualmente cambiare rotta”.
La “carne messa al fuoco” dalla Huffington è tanta e scorre attraverso testimonianze di vita, dati e studi medici sullo stress legato al lavoro e tocca persino i temi connessi alla necessità di pensare a un femminismo più moderno e contemporaneo ma, in fin dei conti, uno dei grandi messaggi del libro è che bastano poche e semplici regole per ripensare la nostra vita, molte della quali diamo per scontate: dedicarci a un sonno ristoratore, camminare il più possibile e imparare a donare a noi stessi e agli altri.
Peccato che non sia esattamente da tutti essere milionari, famosi e di successo come Arianna e peccato che anche non avere soldi e non sapere cosa fare della propria vita sia in grado di generare assolutamente stress in altrettanta quantità e negatività.
Questo è l’esempio tipico di uno di quei contributi che mi ha messo in grande confusione nel corso degli anni. Ognuno di noi ha la sua storia particolare. Certo, possiamo prendere spunto, catturare onde di motivazione ma tutto questo è destinato a restare completamente inutile se non entra a far parte di un preciso progetto di vita quotidiana.
Tu hai bisogno di sapere in che direzione gestire i tuoi pensieri dalla mattina quando ti alzi fino alla sera quando ti addormenti, perchè la nostra mente è un cagnolino dispettoso che non è mai stato ammaestrato, se non dalla scuola e le istituzioni, che tutto vogliono per noi fuorchè la nostra libera espressione e massima felicità.
Ognuno di noi ha bisogno di imparare che le emozioni non sono un qualcosa che capita e che dobbiamo subire, ma sono una parte di noi su cui abbiamo il pieno potere di intervenire.
Certamente, non puoi pensare di intervenire a sollevare 150 kg di pesi o correre una maratona senza alcun allenamento. Allo stesso modo non puoi lamentarti di essere vittima di emozioni negative se non ti sei mai dedicato ad allenare i muscoli che le possono comandare e controllare, indirizzandole nella direzione che ti è funzionale.
La tua vita cambia se tu la fai cambiare.
Sperare non è una strategia.
Ok, ma in pratica come si fa?
In generale non ho idea. Ma per quanto riguarda la parte professionale e lavorativa della tua vita sì. Ho le idee molto precise…