Sara mi guarda con gli occhioni grandi quanto quelli di un cerbiatto spaventato.
E’ bella, di una bellezza timida ma commuovente quanto quella di una bambina, nonostante sia già ormai oltre i 35 anni.
Laureata, avvocato-ma-volevo-fare-altro, si trascina stancamente fra aule di tribunale, fotocopiatrici rumorose e volumi polverosi scritti in azzeccagarbugliese.
Si chiede come mai sia finita a fare questa vita. Proprio lei.
Lei che amava il sole, la libertà, il mare, correre fino a perdere il fiato e poi sdraiarsi sulla sabbia calda nel sole rovente dell’estate… l’unica cosa su cui ora poteva sdraiarsi era il letto del suo monolocale in centro, scaldato solo dal suo gatto Romeo.
“Dimmi, cosa c’è che non va in me?” mi chiede, sperando finalmente di incontrare una risposta che le dia sollievo. O forse, più che altro, un senso.
Perché per le persone come Sara – e come me per tanti anni – la faccenda è che la vita, così, non ha un senso.
Non importa quanto guadagni.
Non importa quanto ti invidiano gli altri.
Non importa quanto sembri intelligente e brillante.
…
La sera, quando tutti i rumori e le corse della giornata sono finite, tu sei lì solamente con te stesso e ti chiedi:
“Ma chi me lo fa fare di continuare così anche un solo altro giorno?”
…
Guardo Sara intensamente negli occhi, quasi cercassi di abbracciarla nel tentativo di passarle la mia certezza di oggi. Quella certezza che – oggi – sa che Sara ce la può fare e che non ce niente che non va in lei.
“Per prima cosa, cerca di rilassarti. Fai un bel respiro profondo e lasciati andare sulla sedia. So che vivi spesso come se fossi seduta su un sedile di spine. E’ normale, normalissimo.
Quando hai la percezione che la tua vita non è sotto il tuo controllo; quando sei ormai convinta che hai sbagliato strada ma non hai idea di come fare per cambiare rotta e ti sembra che ormai sia invariabilmente troppo tardi… è normale sentirsi pieni di tensione, stress e soprattutto paura.”
Sara mi guarda e annuisce con i suoi occhioni da Bambi mentre cerca di trovare una posizione un po’ più comoda sulla poltrona del mio ufficio.
“Ok, brava. Allora Sara, ascoltami. Per prima cosa dobbiamo gettare nuove solide basi. Dobbiamo aiutarti a vedere nuove possibilità e soprattutto ridarti la voglia, la fiducia e la forza per poterle cogliere. In questo momento sei come una pianta avizzita e ripiegata su se stessa. Ti senti sfiduciata, spenta, senza possibilità né via di scampo. Voglio che tu sappia che è normalissimo e non dipende in nessun modo dal fatto che tu sei, in qualche modo, sbagliata”.
Eccolo pronto… il guizzo di una fiammella di speranza che riparte.
Quando quel momento arriva, non importa quante altre centinaia di volte l’ho già visto arrivare in quante altre facce e sfumature e storie… Quel momento è quello che dà un senso alla mia vita.
E credimi, arrivare a scoprire di avere un senso non è stata cosa per niente facile nemmeno per me…Ex frustrato ingegnere-ma-volevo-fare-altro, oggi ho una storia a lieto fine da raccontare. Ma non è sempre stato così, anzi.
Per quasi vent’anni sono stata un altalenare fra le Sara, i Marco, le Alessandre, i Luigi, i Marcello, le Lisa, i Mattia… che oggi bussano alla mia porta alla ricerca di una risposta. Solo che io una volta non l’avevo.
Non avevo per niente le idee chiare come le ho oggi. Ed ho sudato veramente sangue per riuscire a venire a capo dei mille sgambetti e tranelli che il nuovo mercato del lavoro ci ha messo davanti, soprattutto dopo l’arrivo della crisi del 2009.
Per questo motivo ormai da anni dedico ogni goccia delle mie energie a diffondere quello che ho imparato e tradotto sistematicamente nel modo più semplice e replicabile possibile.
– “Quello che dobbiamo fare per primissima cosa, Sara, è lavorare sui due pilastri portanti che, se non sono a posto, ti impediscono di guardare al futuro con serenità e fiducia”.
– “Quali sarebbero?”
– “Il primo è il senso di meritare.”
– “Cioè?”
– “Cioè, se io ti chiedessi che cosa senti di meritare tu, nella tua vita, cosa mi diresti?”
– “Beh… ti direi che merito di avere una casa, una famiglia, un buon lavoro… insomma una vita tranquilla”
Una vita tranquilla, una casa, una famiglia, un buon lavoro… niente di strano apparentemente non trovi?
Decisamente… “una vita normale”. Quella che vorremmo tutti, alla fin fine, giusto no?
A Sara e a chi incontro di persona lo spiego con più delicatezza ma a te che non posso vederti negli occhi e non posso guidarti, passo dopo passo, a capire come stanno le cose veramente, devo dire le cose senza mezzi termini!
Ti aspetti troppo poco dalla vita
Non ti innervorsire. E’ vero, non ti conosco e non ho la minima idea di chi sei, cosa fai e cosa pensi o speri. Ma questa è una questione dimostrabile scientificamente.
Sono certa che se lavorassimo a tu per tu, anche solo per un paio d’ore, ti dimostrerei con assoluta chiarezza che quello che sto dicendo è la verità.
Anche nel tuo caso: ti aspetti troppo poco dalla tua vita.
Sai perché ne sono così sicura?
Perché IO stessa mi aspettavo troppo poco dalla mia vita nonostante avessi passato quasi vent’anni a fare corsi di crescita personale e studiare libri di ogni genere tipo perché volevo una vita migliore…
Il fatto è che, per come siamo cresciuti, non abbiamo assolutamente sviluppato nessun PIANO D’AZIONE per pensare veramente in modo strategico e intelligente alla nostra vita e alle nostre aspettative.
La conseguenza di questo è che il nostro orizzonte è LIMITATO e non riusciamo a vedere lontano quanto potremmo.
Per cui, per forza di cose, ci aspettiamo cose limitate.
Ci aspettiamo di trovare “un lavoro che almeno mi posso fare il mutuo e comprare casa”, di avere un lavoro non troppo lontano da casa perché così almeno posso vedere i miei figli al volo nell’ora di pausa pranzo…
Ci aspettiamo di poter arrivare a fine mese dignitosamente e magari possibilmente fare anche un paio di settimane di vacanze all’anno al mare…
Ma questo NON è avere aspettative.
Questo NON è sentire di meritare grandi cose.
“Sì sì ok, Erica, bel discorso, ma adesso torniamo alla vita reale, basta con i sogni”.
Se questo è quello che stai pensando, hai DAVVERO bisogno di leggere il mio libro Un Lavoro Che vale per una vita che vale. Dove ti dimostro, fatti e numeri alla mano – da buon ingegnere che è in me – che OGGI alzare il tiro delle tue aspettative, “sognare in grande”, non è un di più per pochi ma l’unica reale strategia di successo professionale ed economico nel nuovo mondo del lavoro “liquido”.
Purtroppo la maggior parte di noi si è così abituata a vivere una vita “testa bassa e lavorare” che nemmeno si permette più di pensare e sognare a dove vorrebbe essere domani.
Al più ormai ci si riduce a pensare che “domani magari vinco all’enalotto e così non ci penso più”.
Questa prospettiva così limitata, senza sogni, senza speranze, senza motivazione è esattamente il frutto di un intero sistema educativo e lavorativo creato a tavolino negli ultimi secoli per produrre uomini in serie, forza lavoro obbediente e senza troppe pretese.
MA
Oggi che quel sistema è entrato in crisi…
Oggi che ci sono robot ancora più obbedienti e con pretese pari a ZERO…
Oggi tu DEVI alzare la testa e guardare al tuo futuro, pretendendo da te stesso di crearlo a tua immagine e somiglianza.
A questo riguardo, voglio suggerirti una lettura che per me è stata molto illuminante quando ero ancora solo un frustrato ingegnere-ma-volevo-fare-altro. Si chiama “Te Stesso al 100%” ed è uno dei primi e più famosi libri di Wayne Dyer, straordinario pensatore e oratore americano, purtroppo già mancato qualche anno fa.
Il sottotitolo in italiano dice “la semplice filosofia d’essere sempre nel tuo momento migliore” e in quarta di copertina ti spiega cosa intende:
“E’ possibile liberare tutte le energie, tutta l’intelligenza, tutta la volontà che sono nascoste in noi e che normalmente non utilizziamo? E’ possibile vincere sempre? Non solo è possibile, ma si può addirittura imparare ad avere successo (e a essere felici) seguendo con intelligenza alcune semplici regole”
Ora, devo dire che ho provato a lungo ad applicare queste – e milioni di altre regole – nella mia vita, nella relazione di coppia e nel lavoro.
Ma se per la vita, la relazione, la famiglia e in generale il mio modo di affrontare le cose sono state molto utili, queste “semplici regole” e molte altre più o meno semplici proposte da altre centinaia di autori che ho letto in tutti questi anni, queste regole incredibilmente non riuscivano mai ad aiutarmi nel trovare una quadra per quanto riguardava la mia situazione di insoddisfazione lavorativa.
Del resto, quando hai una laurea importante conquistata con sudore o comunque un bel lavoro ben pagato e tutti ti invidiano perché tu sei così fortunata…
come fai anche solo a confessare che in realtà vorresti mollare tutto e ripartire da capo facendo tutt’altro, ma non sai bene cos’altro???
Eh… Esatto, non è semplice.
Anzi, sembra piuttosto impossibile. Conferma ne sia il fatto che sono rimasta per ben 18 anni a marcire nella mia insoddisfazione, fra tentativi di distrarmi e somatizzazioni di ogni genere e tipo.
L’unica cosa che mi ha permesso di uscire dal tunnel è stato il SECONDO pilastro che ho spiegato, quel giorno a Sara:
“Vedi Sara, una volta affrontato il senso di “meritare” in modo serio e strutturato, il secondo pilastro Sara su cui dobbiamo lavorare è il tuo SENSO DI ESSERE CAPACE. Ma attenzione. Non intendo “essere capace a fare l’avvocato o a fare la mamma o la compagna o qualunque altra cosa che sai già fare.
Perché sapere di essere capace di quello che già sai di essere capace ti porterà a circuitare sempre negli stessi spazi e percorsi. Quello che dobbiamo invece sviluppare è il tuo senso che SEI capace di ottenere quello che vuoi, in un modo o nell’altro ti sai dotare di quello che ti serve per arrivare fin qui”
Probabilmente, come Sara anche tu mi guarderesti stranito perché ti sembrerebbe che, se oggi non stai facendo quello che vorresti è perché non sai ottenere quello che vorresti, giusto?
Sbagliatissimo.
Se oggi non hai quello che vorresti non è perché non lo sai ottenere. Ma perché non sei stato chiaro abbastanza a definire quello che volevi.
Prova a pensarci. Hai scelto il lavoro che ora fai per quale motivo?
Con ogni probabilità perché volevi “un buon lavoro, una famiglia, una vita tranquilla”, visto che nessuno ti ha mai insegnato – né forse permesso – di pensare abbastanza in grande, come abbiamo detto prima nel primo pilastro.
E quindi, quando poi il sistema economico è crollato con il 2009, niente di più ovvio e scontato che tu ti sia ritrovato su un campo minato. E niente di più ovvio e scontato che tu non abbia la minima idea di come e cosa fare per cambiare la tua situazione.
Per cambiare rotta il mio consiglio è: comincia a lavorare sui due pilastri. Per questo ti do due consigli su cui puoi metterti subito all’opera e già migliorare in modo netto la tua situazione attuale. Prova e vedrai.
Quindi
PUNTO DI LEVA N°1: Sentire di Meritare, in grande.
Per farlo ti suggerisco, oltre a leggere il libro di Wayne Dyer di cui parlavamo prima, di prenderti del tempo e fare una lista di tutto quello che vuoi o che vorresti.
E se hai voglia di sfidarti un po’ di più, ti suggerisco un altro esercizio che per me è stato incredibilmente utile per spingermi, disciplinatamente, a pensare più in grande e a chiedermi – e aspettarmi – di più. Si tratta dei “101 desideri”, qui in Italia reso famoso da Igor Sibaldi. Molto semplicemente, c’è un suo video in rete di circa una mezzoretta che ti spiega cosa e come fare.
Se avrai la tenacia e la disciplina per farlo, potresti stupirti di quello che comincia a succedere dentro di te
PUNTO DI LEVA N°2: Sentire che sei già stato CAPACE di grandi cose.
Anche solo il fatto che stai ancora leggendo questo mio “messaggio nella bottiglia del web” lo dimostra. Tu VUOI di più. Una parte di te VUOLE poter credere di più. E’ tuo dovere dare a quella parte di te gli STRUMENTI, le CONOSCENZE e la STRATEGIA per andare dove merita e sogna.
Quindi? In pratica?
Qualunque sia la situazione che in questo momento ti blocca, prendi zio Google e tartassalo di domande e di richieste. Non riesci ad andare d’accordo con tuo figlio adolescente? Chiedi a zio G. Non riesci a trovare l’amore della tua vita? Chiedi a zio G.
Trovare le risposte non sarà semplice perché nel mare del web, nel mondo dell’informazione in cui viviamo purtroppo oggi la cosa difficile è sapere QUALI domande fare. QUALI alternative esistono là fuori che tu non conosci.
Solo che, già che non le conosci… come fai a cercarle?
Per questioni di cuore, di relazione o di figli potrei dirti magari la mia davanti ad un caffè se ci incontrassimo un giorno.
Ma per questioni di LAVORO, ho trascritto e tradotto in modo sistematico – al limite dell’ossessione – tutto quello che mi ha permesso di risolvere la MIA insoddisfazione professionale e trasformare il tutto in un percorso perfettamente ripetibile e alla portata di chiunque.
Puoi evitarti i miei 25 anni di frustrazione, errori, dolori, esaurimenti, stress, sangue, sudore e lacrime e fare tesoro della capacità di sintesi di un ingegnere per avere a tua disposizione esattamente le domande precise da fare a te – e a zio G – per scoprire quali alternative migliori ci sono nel mondo del lavoro per te oggi.
E, soprattutto, come fare a raggiungerle senza rischiare di perdere tutto quello che già di buono hai conquistato fin qui.